Il Collegio e la Chiesa gesuitica di Oliena vennero edificati soprattutto grazie alla volontà del Rettore Giovanni Angelo Salis, che a tal fine, fece una cospicua donazione alla Compagnia di Gesù. Il primo marzo 1652 Mons. De la Cabra, Arcivescovo di Cagliari, a cui la chiesa di Oliena apparteneva, diede l’autorizzazione a fondare il complesso architettonico (costituito dal Collegio e dalla chiesa annessa); si dovette attendere al 1758 per la consacrazione ufficiale della chiesa.
La presenza dei padri gesuitici ad Oliena per più di un secolo fu un fatto che segnò una svolta decisiva non solo nella vita religiosa, ma anche nella dimensione culturale e sociale del paese. I Gesuiti, oltre ad attivare le varie scuole d’insegnamento, e dedicarsi particolarmente all’azione evangelizzatrice, diedero anche un forte impulso all’agricoltura, curando particolarmente l’innesto dell’ulivo e la piantagione delle viti attraverso metodologie, per quei tempi, assolutamente moderne.
La scuola dei Gesuiti
Il Collegio di Studi prevedeva un curriculum ricco e articolato, secondo la tipica Ratio Studiorum gesuitica: dall’insegnamento elementare del leggere, scrivere e apprendere la dottrina cristiana, si passava all’apprendimento della grammatica, per arrivare agli studi superiori dell’umanità e della retorica. Non risulta abbiano attivato i corsi universitari di Filosofia e Teologia per i quali ci si doveva recare a Cagliari e a Sassari. Il Collegio fu una scuola aperta a tutti quelli che avevano predisposizione per gli studi, siano essi figli delle classi più agiate che figli di agricoltori e pastori. Molti anche gli alunni che provenivano dai paesi del circondario.
I Gesuiti andarono via da Oliena il 1773 in seguito allo scioglimento dell’Ordine (Bolla Papale Dominus ac Redemptor) con grave dispiacere degli olianesi i quali anche in seguito (lo dimostrano i verbali di diverse sedute dei Consigli Comunali ottocentesche), consapevoli degli importanti benefici apportati da un Collegio di Studi (l’unica istituzione culturale della Sardegna Centro-orientale) fecero di tutto per ripristinarlo.
Tra i numerosi allievi di questo Collegio ricordiamo tra i più illustri:
il Padre Giovanni Antonio Solinas di Oliena, divenuto missionario gesuita, morì martire per la fede in terra di Argentina insieme al padre Don Pedro Ortiz de Zarate e altri diciotto cristiani laici;
il poeta Raimondo Congiu; Antonio Luigi Putzu incisore dello Stato Maggiore dell’esercito. Oltre a questi si contarono, tra la prima e seconda metà del Settecento, tra i circa 1600 abitanti di allora, una nutrita schiera di ecclesiastici (una quarantina) una ventina di notai (cancellieri e avvocati), quindici scrivani pubblici ecc.
La Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola
Non si sa con precisione chi ideò il progetto della chiesa, mentre conosciamo chi, almeno inizialmente, diresse i lavori: il genovese Domenico Spotorno (lo stesso cui fu affidata la riparazione del Duomo di Cagliari, nel 1664, e la costruzione della Cattedrale di Ales, nel 1668).
La facciata della Chiesa di Sant’Ignazio è stilisticamente affine al S.Giacomo Maggiore di Orosei; come un grande retablo, il piano è spartito da lesene e cornici in scomparti verticali e orizzontali conclusi da un timpano curvilineo. L’interno a navata unica, con tre cappelle per lato, rispecchia i criteri di chiarezza e di funzionalità devozionale tipico delle chiese-madri gesuitiche. Lungo le pareti laterali agili lesene addossate a robusti pilastri si proiettano verso l’alto, a sorreggere una cornice dalle eleganti modanature ed un cornicione aggettante; su questo si imposta la grandiosa volta a botte di copertura, scandita dagli archi di rinforzo. Il fulcro prospettico è determinato dall’altare maggiore, posto sul presbiterio sopraelevato; realizzato in muratura ed in stucco marmorizzato nel 1853, probabilmente da Francesco Cuccheri, scultore dell’Accademia di Carrara.
Il Collegio – Convento dei Padri Gesuiti
L’edificio del Collegio si trova connesso ad angolo con la chiesa-cappella con la quale fa corpo unico. Lo spazio antistante forma una piazza (chiamata su Patiu, dallo spagnolo patio = cortile o anche Pratha e Cullegi) che ha sempre rivestito una grossa importanza per le varie attività socio-religiose. Il grosso edificio, dai tratti manieristici, ha la facciata principale rivolta a nord; questa è articolata in due piani (segnati da modanature lisce e da un cornicione gradinato aggettante), e si conclude con alte soffitte. Ogni piano è ritmato dalle aperture (delle porte-finestra) incorniciate da una modanatura in stucco a mò di bugnato liscio rinascimentale. Al pianterreno si trovavano cinque ampi vani che fungevano da refettorio, dispensa, cucina e cantina. Un ampio corridoio a sud serviva i diversi ambienti collegandosi fino alla sagrestia della chiesa da un lato, mentre dall’altro, una scala conduceva ai piani superiori.
Il primo piano (detto anche piano nobile) serviva da abitazione dei religiosi, mentre il secondo accoglieva le diverse scuole.
Quando i padri gesuitici andarono via da Oliena nel 1773, alcuni i beni gesuitici passarono al demanio dello Stato e il caseggiato fu lasciato in abbandono, senza manutenzione, col rischio di un progressivo deterioramento delle strutture. Durante il corso dell’Ottocento tre stanze dell’ultimo piano furono adibite a Caserma per 15 Cavalleggeri di Sardegna, in seguito sostituiti dai Carabinieri, mentre nella parte del giardino a sud dell’edificio furono costruite le scuderie.
Lavori di riparazione vennero effettuati durante gli anni trenta del ‘900; mentre l’ultimo intervento di restauro è opera recente.
Marco Vargiu
La Pinacoteca
L’attuale pinacoteca, allestita nella sala dell’ex Refettorio gesuitico, venne inaugurata nel 2004, per volontà del ex parroco Don S. Fancello, con l’intento di rendere fruibile ai molti una parte delle opere d’arte custodite dalla Parrocchia. La chiesa parrocchiale ospita ancora oggi una preziosa raccolta di beni culturali (quadri, sculture lignee, argenti, paramenti e suppellettile religiosa, libri, parte residua di una ricchissima collezione voluta dai Gesuiti e anche proveniente dalle altre chiese storiche del paese e anche frutto della committenza locale. Purtroppo molti di questi beni sono andati dispersi (specialmente arredi e suppellettili) mentre una parte cospicua furono devoluti, su proposta dell’Arcivescovo di Cagliari alla nuova Cattedrale di Nuoro nel 1780. L’attuale Pinacoteca è un primo tentativo per istituire una più adeguata sede espositiva: un Museo d’Arte Sacra.
In Pinacoteca troviamo esposti una serie di quadri (olio su tela), sei dei quali raffiguranti gli apostoli (Apostolado); una Madonna adorante, un Cristo Salvator Mundi, due piccoli ritratti in rame e un Crocifisso ligneo di pregevole fattura.
In assenza di dati documentari certi non è agevole identificare gli autori e la datazione di questi opere d’arte. Tuttavia una corretta lettura stilistica delle opere fornisce diversi elementi che possono far luce sul contesto storico-culturale in cui esse sono venute alla luce. Il filone di linguaggio in cui opera l’autore del ciclo degli apostoli, ci sembra quello di matrice naturalistica e luministica postcaravaggesca della prima metà del Sec. XVII, con una accentuazione, tipicamente barocca, del pathos delle figure ( sia il San Pietro, il Sant’Andrea e il San Bartolomeo sono assorti in un atteggiamento estatico, mistico).
Di discreta qualità appaiono i due quadretti in rame probabilmente settecenteschi, raffiguranti l’uno Sant’Ignazio di Loyola con la regola in mano, l’altro potrebbe essere un ritratto di Isabella di Castiglia.
Di pregevole fattura il Crocifisso settecentesco il cui fine modellato ricorda la qualità d’intaglio di Giuseppe Antonio Lonis (1716-1805).
Di seguito troviamo esposti un quadro che raffigura la famiglia di Maria con Gioacchino e Sant’Anna.
Una Madonna della Difesa con in braccio il Bambino Gesù e sguainante la spada è un’opera anch’essa seicentesca.
Gli affreschi della volta
La volta e le lunette laterali recano un’altra importante testimonianza pittorica del periodo gesuitico: al centro della volta campeggia un grande stemma gesuitico, lungo i bordi inferiori, dei medaglioni incorniciati da festoni floreali contengono figure di gesuiti illustri: sul lato sud, un tondo raffigura San Francesco Borgia, affiancato da altri gesuiti; sul lato opposto, simmetricamente rispetto al primo, appare Sant’Alfonso Rodriguez. Nelle lunette, dipinti sempre ad affresco, troviamo rappresentati il tema della Gloria di Sant’Ignazio di Loyola (lato ovest) e la Gloria di San Francesco Saverio (lato est). Nonostante lo stile degli affreschi, in alcune parti risulti un po’ approssimativo, ci sembra che documenti, nella sua impostazione compositiva tra colta e popolare (tra illusionismo-spaziale e scelta planare cromatica), la conoscenza della grande pittura barocca romana (per esempio gli affreschi del Padre gesuita Andrea Pozzo nella Chiesa del Gesù a Roma del 1691-94).
Oliena - Il Collegio dei gesuiti
Cortometraggio realizzato dagli alunni 3D della scuola media di Oliena (pubblicato su Youtube a luglio 2012) per partecipare al concorso di idee I racconti della mia Terra indetto dalla ASS.FOR.ONLUS.
Il cortometraggio è stato girato e montato con la collaborazione dello studio di videoproduzioni "Orizzonti" e sotto il coordinamento del giornalista documentarista Bruno Merella.